E’ domenica, quella giusta per una passeggiata al Bosco Urbano.
Metà gennaio 2016. L’aria è fredda, in compenso pulita, come ormai raramente qui a Milano. Il vento e le temperature basse restituiscono alla città colori vivi, tra i quali emerge il blu profondo del cielo quando è senza velo, per una volta nel suo colore più naturale, più bello, oltre le coltri lattiginose di smog con le quali siamo costretti a convivere. E’ passato già un mese da quando abbiamo piantato i #573alberelli del nostro bosco, ma solo oggi, nel silenzio, in compagnia di Laura, ho finalmente scelto il mio, quello a cui affidare il mio intento, con un nastro colorato a testimone di ciò che crescerà e germoglierà in me insieme ai fiori dell’albero: ho scelto un melo.
Camminando tra i filari degli alberelli esili e ad un tempo carichi di un’energia che ti pervade, come un nutrimento, anche del corpo, mi accorgo della bellezza della moltitudine di nastri colorati tutti intorno, tanti, oltre il mio. Come un certificato di garanzia. Non di quelli comuni. Il loro valore è molto più grande. Su ognuno un nome, una frase, un pensiero, una promessa. Tutti insieme si presentano al mio sentire come il canto silenzioso di centinaia di anime, che insieme hanno dato vita ad un’unica anima, colorata, quella del nostro Bosco Urbano.
Una Bellezza che ti rapisce il cuore, che insegna, che nutre.
I custodi occhiuti sono sempre lì, a vegliare sulla delicatezza di ciò che piano sta germogliando alla vita, mentre con quei loro cuori, al posto della bocca che non hanno, mi costringono a ripercorrere tra i ricordi i momenti fondamentali di questa storia.
La strage delle centinaia di alberi abbattuti a Milano per far spazio ai cantieri della nuova metropolitana: #M4, la linea blu. La battaglia dei #573alberi. La fiaccolata dei 1000. I blocchi dei cantieri e le proteste. Decine e decine di articoli sui quotidiani. Una battaglia sempre più ampia, a cui si è aggiunta quella degli olmi di Macmahon, del Bosco la Goccia, dei 40 alberi di via Benedetto Marcello …del Monte Stella. Momenti difficili, con un unico denominatore comune: il desiderio di riportare l’attenzione sul valore inestimabile degli alberi intorno a noi, sempre, ma ancor più in un contesto urbano dove diventano sempre più rari, così come i giorni in cui sia possibile respirare un’aria che merita il nome stesso di aria.
Gli alberi, insieme agli infiniti doni di cui sono capaci, hanno il valore di tracciar confini, consentendo a noi esseri umani di misurarci su quei confini, di mostrare a noi stessi e al mondo di che pasta siamo realmente fatti. Mi guardo intorno e mi accorgo che qui all’ex Velodromo, nei pressi del nostro nuovo bosco e accanto agli alberelli in passato piantati dal gruppo locale della “Compagnia dell’Anello”, sono stati piantati anche altri alberi. Questa volta dicono sia opera del Comune. Osservo con attenzione questo nuovo filare di alberi che viene a definire i limiti di un triplice confine. Sono sufficientemente lontani da quelli del Bosco Urbano, mentre mi sembrano troppo vicini a quelli più piccoli, più esili, messi giù dalla “Compagnia dell’Anello”, che in questo modo probabilmente soccomberanno. O forse no? Non riesco a capire. Che senso ha un gesto simile da parte dell’Amministrazione Comunale? Non mi resta che attendere osservando quanto accadrà.
Mi compiaccio in qualche modo di quella che sembra essere diventata quasi una gara a chi pianta più alberi, poi però mi accorgo intimamente che c’è ben poco di cui compiacersi, che ancora una volta c’è chi non perde l’occasione per strumentalizzare qualsiasi tipo di azione. E così tra i ricordi compare anche quello davvero spiacevole di tal Stefano Ferri, che non ha fatto altro che denigrare, schernire la nostra iniziativa, piantando semi vari di discordia con i suoi articoli, pubblicati non su un blog privato come in questo caso, ma abusando del potere che gli è stato dato di dire la propria su un giornale locale.
A qualcuno, di cui questo “giornalista” si è fatto portavoce, non è andato giù che i principali fautori del Bosco Urbano siano stati gli attivisti del Movimento M5S. No! Non l’hanno affatto digerito. Così lì dove gli alberi avrebbero dovuto e potuto essere occasione di condivisione e di bellezza, tra tutti, oltre la razza o il colore politico, ecco spuntare chi ancora una volta ha trasformato gli alberi in armi di delimitazione di territori su cui far prevalere i ben noti concetti di proprietà privata, di possesso, di privilegio, oltre ogni logica di bene comune, in questo caso semplicemente quello dato dalle aree verdi della nostra città.
“Eh no!” Urla il giornalista, invece di venire a piantar alberi con noi. “Quelli dell’M5S hanno usato il loro simbolo politico! Questo non può essergli perdonato…”
Cosa si gioca sul confine di una identità? Secondo me il rischio di cadere in inutili quanto dannose identificazioni. Sono pochi coloro che sanno rendere onore alla propria identità… Troppi coloro che preferiscono denigrare quella altrui piuttosto che concentrarsi sulla propria. Sarebbe meno meschino da parte di Stefano Ferri, palesare la propria di identità, oltre quella di portavoce tutt’altro che imparziale, così da dare a me, semplice cittadina a cui interessano gli alberi otre ogni identificazione con questo o quel partito del momento, una chiave di lettura comprensibile di ciò che scrive, mentre continua a denigrare la nostra iniziativa di un Bosco Urbano.
Oggi è domenica e ho deciso di lasciar perdere le beghe politiche e le meschinità con le quali amano dilettarsi le persone che si cibano di pochezza …per lo più amara. Ho lasciato correre via con un guizzo di vento le parole spiacevoli di Stefano Ferri, come fa la scopa con le foglie secche dell’inverno, ho lasciato che quello stesso vento inebriasse i miei pensieri e la mia vista dei colori di una moltitudine di nastri colorati, quelli di tutti noi che oltre ogni meschinità, abbiamo dato vita al Bosco Urbano, partendo da un idea semplice, qualcosa che potesse lenire il dolore della perdita dei molti alberi nelle vie che abitiamo.
Un’idea semplice, un sopralluogo …tanta buona volontà, ondate di creatività tra voglia di fare, stare insieme e di renderne partecipe il mondo intero.
La felicità, quando ci siamo accorti che il mondo sta partecipando davvero, che il sentire di tanti non è poi così diverso dal nostro, che c’è chi è disposto a sostenerci senza temere di rimetterci la faccia ad avere a che fare con noi persone semplici a cui interessano non gli affari delle multinazionali del cemento o delle banche …ma semplicemente gli alberi.
Grazie.
Presto tornerò nel Bosco appena nato, per una passeggiata che possa durare anche un po’ di più …e allora racconterò una storia nuova, quella composta dai pensieri lasciati agli alberi con un nastro colorato, da tutti noi, pensieri che a differenza delle foglie secche di inverno spazzate via dal vento, anticipano i frutti della primavera, il sapore della gioia con cui amano danzare le persone Vive.
Magda Giannino
Complimenti per quello che hai scritto