‘era un nespolo in via Appennini…
Premessa: le opinioni che seguono sono aggiornate alla loro versione originale rispetto a quanto ho scritto nel maggio del 2016. In una successiva versione avevo tolto i riferimenti diretti alle persone coinvolte, essendo il mio intento volto soprattutto a comunicare qualcosa sul valore degli alberi più che su quello delle persone coinvolte. Ritorno alla versione integrale, essendo stato mal interpretato il mio oscurare i nomi in relazione alla piena vericità dei fatti di cui sono personale testimone insieme ad altri. Resto in ogni caso la prima a sperare di poter cambiare opinione sull’operato in merito alla gestione del verde in questo condominio, per poter così vivere e scrivere una testimonianza su qualcosa di bello. qualcosa sulla vittoria della Natura come amica dell’Umanità e viceversa. Questo accadrà sicuramente quando potrò avere evidenza che nessun altro albero – non irrimediabilmnete malato – venga ancora toccato in questo condominio se non per essere curato, quando avrò evidenza che ogni albero abbattuto (se malato) sia sostituito con un albero di pari valore paesaggistico e volumetrico, secondo l’attuale normativa sulla gestione del verde del Comune di Milano, che tratta parimenti il verde pubblico e privato (finalmente!) A tutt’oggi, dopo anni dall’accaduto in questo condominio questo non è ancora avvenuto.
Comprendi il valore delle persone dal modo in cui trattano gli alberi. (Arteikos)
In questo sabato mattina di fine aprile, ho appuntamento con Lorenzo Croce, di AIDAA, e con alcuni condòmini di via degli Appenini – n. civico dal 125 al 135 – tra quelli che stanno tentando una soluzione alternativa alla scelta dell’amministratrice, la sig.ra Marinella Politi, di abbattere 10 grandi alberi tra i pochi che ancora circondano il condominio. In verità 5 purtroppo sono già stati abbattuti.
Una storia davvero molto triste.
Sono confortata dalla presenza di persone sensibili, intelligenti, che sembrano comprendere bene il valore di ogni singolo albero, in particolare in questi territori della periferia di Milano. Eppure pare che l’amministratrice, la persona a cui i condòmini hanno affidato il delicato compito di governare le sorti della qualità della vita di un condominio di circa 80 famiglie, consideri gli alberi solo come suppellettili, una questione di arredamento, al punto da poter scegliere di sacrificarli senza batter ciglio in favore di piccole siepi di cui circondare l’area verde condominiale, che attualmente non prevede soluzione di continuità rispetto alla strada. Stento a credere ad una scelta così scellerata. Cosa può portare delle persone a decidere di abbattere alberi di 30 , 40 e 50 anni, e quindi alberi che hanno segnato la vita delle famiglie del quartiere, dei loro stessi figli, in favore di “siepi”? Siepi che in ogni caso avrebbero potuto essere comunque aggiunte tra un albero e l’atro e la cui manutenzione costerà proprio quanto quella necessaria per gli alberi se non di più.
La risposta alla mia domanda comincia a farsi spazio, tra una notizia e l’altra che mi giunge dai condòmini: danno fastidio quando bisogna potare l’erba; danno fastidio al tizio del primo piano che sostiene di non avere abbastanza luce; ci sono dei tubi che passano di lì e potremmo avere in futuro problemi di manutenzione; il vialetto di pietra potrebbe sollevarsi a causa delle radici e farci inciampare qualcuno… e così via. Queste le motivazioni che possono portare all’abbattimento di simili alberi? Pensavo che si fosse scelto di abbatterli perché seriamente malati e quindi rischiosi per le persone in transito, ero qui proprio per capire se ci fosse una possibilità di mediazione in favore di una cura in sostituzione dell’abbattimento, poi mi accorgo dal sommario verbale di perizia redatto dall’agronomo che abbiamo difronte alberi comunque tutt’altro che malati, come specificato dalla perizia e come posso osservare del resto con i miei stessi occhi.
Non riesco a credere alle mie orecchie e ai miei occhi, soprattutto non riesco a comprendere come l’amministratrice, in barba anche alle ultime disposizioni comunali sul modo di trattare gli alberi, non abbia meglio indirizzato le posizioni assurde di alcuni tra i condomini a danno degli alberi, dei restanti condomini e di tutte le persone del quartiere che godono della presenza di quegli stessi alberi.
Il degrado comincia sempre dalla povertà dell’anima, dalla povertà del proprio pensiero quando non si riesce a farlo andare un po’ più in là dell’orizzonte del proprio naso, inoltre possiamo esser certi che dove c’è degrado li è di casa anche l’ignoranza quando non la deliberata furbizia, quella di chi ha interessi personali che poco tengono in conto gli interessi di una più ampia collettività. In questo genere di contesti hanno un ruolo davvero importante gli insegnanti nelle scuole, i politici che governano la zona, gli amministratori, non ultimi proprio quelli dei condomini, il cui compito dovrebbe essere innanzitutto l’accertarsi il rispetto delle leggi vigenti e poi certamente quello di favorire la qualità dell’ambiente in cui vive la gente, indirizzando al meglio le scelte, possibilmente non nella direzione contraria alla bellezza e ad una vita più sana.
Pensavo di contattare personalmente questa signora (Politi) per comprendere se tra gli alberi che hanno deciso di abbattere, sulla base della sommaria perizia dell’agronomo incaricato, perizia che non ha comunque dichiarato questi alberi come malati ma viceversa in condizioni discrete, ci fosse ancora la possibilità di salvare almeno gli olmi (bagolari?), prestando in tal modo ascolto al buon senso a cui sta invitando una parte dei condomini.
Il buon senso… Quante volte lo si svende davvero per poco, per molto poco! Talvolta solo per una futile questione di orgoglio personale.
Ho cercato di comprendere meglio, poi mi è bastato leggere un paio di missive ai condomini da parte dell’amministratrice, tra cui i consiglieri da lei stessa definiti come persone prive di alcuna voce in capitolo, finanche giuridica, per comprendere che si tratta di una “donna” con cui non è possibile alcuna mediazione. Quando si è così convinti delle proprie posizioni e quando si opera per la distruzione invece che per la bellezza, si è poco predisposti al dialogo e in generale ad ogni tipo di mediazione. Purtroppo in questi casi si può procedere solo con azioni legali. Cosa che i condòmini di buon senso, oltre che offesi dall’approccio loro dedicato, hanno scelto di fare anche con il supporto di AIDA, che da molto tempo si occupa di problemi inerenti i danni all’ambiente, in particolare quelli agli animali e agli alberi. Mi è bastato leggere come la signora Politi scrive e risponde ai suoi stessi condomini per comprendere quanto spiacevole sarebbe potuto essere un incontro con lei: ha evidentemente preso una posizione precisa, personale, che va ben oltre il farsi semplicemente portavoce di una maggioranza di condominio. Inutile averci a che fare se non per le vie legali.
Inizialmente avevo pensato di non parlarne, di lasciare semplicemente a chi si sta occupando della faccenda con dei legali, il compito di andare fino in fondo, ma la bellezza di bagolari alti quanto palazzine di 7 piani, la loro capacità di fare ombra, di ospitare gli uccelli, di assorbire i rumori della strada, il loro ossigeno, ecc.. ecc… mi costringono a parlarne, a non lasciar correre, nella speranza che anche il solo parlarne possa lasciar comprendere che non si possono abbattere alberi solo perché un bel giorno qualcuno ha deciso di volerli cambiare con delle siepi. Forse per questi ultimi c’è ancora speranza.
Mentre cerco di carpire ulteriori dettagli della storia, arriva un altro condòmino, tra i presenti qualcuno prova a coinvolgerlo, tentando di spiegargli che quella di abbattere è una scelta sbagliata. La risposta di questo condòmino (anziano): “ma in fondo cosa ci ha tolto togliendoci gli alberi?”. Mi è bastato per comprendere quale grado di povertà d’anima e di ingenuità abbia portato la maggioranza tra i condomini a votare a favore dell’abbattimento. Se le persone sapessero davvero, se fossero educate meglio o se semplicemente gli amministratori, tra i meno “furbetti”, si ricordassero di dire ai condomini che l’abbattimento di alberi di 50 anni (oltre a portare al rischio di gravi ammende) può portare ad un deprezzamento dell’immobile fino al 20% del suo valore, allora forse le scelte sarebbero diverse. Inoltre gli amministratori seri dovrebbero anche ricordarsi che in pieno periodo vegetativo e di nidificazione non si abbattono gli alberi, se non in presenza di opportuna certificazione che dichiari assenza di nidi tra i rami, eventualità che farebbe altrimenti incorrere in reato penale. Poiché distruggere un nido vivo, nel nostro Paese è un reato penale.
Grazie a chi in questo condominio ha scelto di non subire, di non restare in silenzio e grazie al supporto di AIDA c’è chi si sta occupando della questione. Questo mi conforta in qualche modo, nonostante la povertà d’anima incontrata.
Prima di andare via, hanno attirato la mia attenzione gli sguardi di due ragazzine in compagnia di una signora, immagino la mamma, che procedevano verso di noi con in mano le buste della spesa. Si sono fermate al centro della strada sgranando gli occhi e dicendo: “dove sono gli alberi… perché li hanno abbattuti?!”
In quel momento ero davanti alla base del tronco tagliato di un grande nespolo. Fino a qualche giorno fa era stato un gran bel nespolo. Tutto intorno, per terra, vedo ancora i frutti caduti durante l’abbattimento, sono acerbi ma straordinariamente belli, proprio come gli occhi di quelle ragazzine di circa 12 anni. Li ho raccolti, li ho avvicinati alla radice di ciò che è stato il nespolo del quartiere e ho risposto: “persone incoscienti non si sono accorte del suo valore… quando sarete grandi non fatelo, e se potete non permettete che accada ancora.”
“No …noi non lo faremo. MAI!”
Ecco, la signora Politi, quando fa delle scelte importanti come questa, secondo il grado di responsabilità che le viene affidato, oltre ogni querela, denuncia, azione legale vinta o persa, dovrebbe ricordare in qualche modo che le vere risposte alle conseguenze del suo operato, in ultima analisi, dovrà darle più che ad ogni altri, alle voci di tutti i bambini, ragazzini e anziani del quartiere che passando all’angolo di Via Appennini, dinanzi al nespolo che non c’è più, rimarranno impietriti al centro della strada chiedendo: “…dove sono finiti gli alberi!?”
Ogni essere umano, seppur solo, dovrebbe sempre comportarsi come se fosse osservato dall’intera umanità, prima di ogni azione. Mi è stato insegnato così da giovane, faccio del mio meglio, e mi chiedo quanti arrivino all’età anziana senza aver mai compreso l’importanza di questa verità.
“L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è lo stesso Dio che sta venerando.” – Hubert Reeves
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