Partenza all’alba come sempre.
Non ci vediamo da tanto ed è emozionante potersi mettere di nuovo in cammino insieme. Elisabetta non verrà con noi questa volta ma è lì alla partenza comunque, in una via di Milano per salutare le compagne, pronta con un dono: il Taccuino di Viaggio. Questa volta lo ha preparato lei per tutte noi nel suo laboratorio: Brecolage di Betta, fatto di sogni, ricordi, materiali di riciclo e la magia necessaria a farne qualcosa di meravigliosamente nuovo eppure antico… proprio come il Vento. Si parte consapevoli che nella celebrazione del cammino riscopriremo le qualità dell’aria, accompagnate da Iansà, Colei che archetipicamente le rappresenta tra le forze della Natura e quindi in ciascuna di noi. Veloci quasi come il vento, lasciamo Milano e ci dirigiamo verso il Passo del Tonale. Li poseremo la prima parola di questo nuovo viaggio nel nostro nuovo taccuino. Scrivere come camminare… è un atto spirituale, uno compie l’altro sigilla nella memoria e talvolta resta a testimonianza.
Grazie Elisabetta.
Questa volta il sentiero ci conduce all’incontro con gli “Amici della Natura di Saviore“. Grazie allo straordinario progetto di “Un Popolo aiuta un altro Popolo“, avremo modo di sedere in cerchio nella semplicità estrema di un prato come la riva di un torrente, con alcuni uomini sacri provenienti dai lakota, dai tibetani, dai messicani.
Siamo qui con loro poiché quest’anno Cecil Cross (lakota) ha voluto una celebrazione di riconciliazione con il femminino, proprio qui sulle nostre Alpi, dove storicamente molte donne del nostro passato sono state duramente perseguitate, fino a venire bruciate vive con accusa di stregoneria. Siamo molto vicini ad Edolo dove nel Medioevo c’è stata una severissima inquisizione. Proprio in queste zone, nei pressi del Passo del Tonale, è stata rinvenuta di recente un area dove le ricerche evidenziano uno strato di ceneri, risalenti proprio a quegli anni bui, a testimonianza di quanto è possibile leggere anche negli archivi storici di Edolo, dove si narra che in queste zone interi boschi furono dati alle fiamme, per accertarsi che non fossero più usati per i Sabba delle streghe. Tempi davvero molto bui in cui si bruciavano donne e interi boschi…
La celebrazione si tiene sulle aree dove sorgeva uno di questi antichi boschi. Momenti di commozione di aggiungono a lampi di consapevolezza… Quattro bambine presenti a questo importante momento, intonano un canto che riecheggia nella valle come il suono cristallino del torrente che scende dal ghiacciaio imponente sulle nostre teste. Un emozione forte ci pervade come un onda, che quasi per tutti si trasforma in lacrime la cui natura resta difficilmente descrivibile. Poi ecco Iansà, con il suo vento porta nuova gioia, quella inconfondibile sensazione di Libertà che attraverso il suono del tamburo e le voci dei nostri canti, spazza via persino il ricordo degli antichi ossessori, il cui scopo è stato quello di allontanarci progressivamente dall’amore e dal rispetto per le Cose della Natura, da cui dipende il benessere integrale di tutti noi. A cui è necessario, vitale, tornare.
Pilama – Grazie Cecil Cross
Italo Bigioli, conoscitore di erbe e persona dedita al recupero delle memorie storiche, tradizioni e leggende delle Alpi, in particolare di quelle che interessano i luoghi della Val Camonica e dintorni, ci ha proposto di non usare più il termine dispregiativo di “streghe” per ricordare queste donne, ma di “donne sacre del mistero” traduzione della parola che prestataci dai Lakota: “WAKANWIN”, affinché le si possa ricordare con onore.
Nel medioevo le donne che venivano considerate streghe dalla necessità del potere maschile vigente di non farsi mettere in discussione e, di conseguenza, venivano perseguitate, inquisite ed arse, forse erano solo donne competenti in merito alla nascita, alla vita e alla morte e nelle arti della guarigione, oppure donne che cercavano di restituire al loro corpo imprigionato l’energia libera della loro identità e sessualità, o donne la cui sola colpa era quella di essere belle e giovani e per questo attraenti, spesso povere e socialmente poco potenti, oppure troppo intelligenti e colte…
“Dove abitano le streghe” – Patricia Monica Bettin
Utilizzando questo nuovo modo di nominarle, per ricordarle come per incontrarle ancora tra i vivi, abbiamo proseguito il nostro cammino insieme nei giorni di solstizio estivo, fino alla riva del torrente, dove le parole del Geshe La Lobsang Tenkyong (tibetano) sul valore della Madre e sul modo migliore per riconciliarsi con essa, quando sentiamo che questo rapporto è incrinato… sono state raccolte da tutti come pepite e insieme ai nostri intenti lasciate allo scorrere del torrente, come una benedizione che attraverso l’acqua potesse giungere a valle verso i cuori di tutti.
Seduti, siamo un piccolo enorme cerchio. Giovani, anziani, bambini, uomini e donne, persone in cerca di Cura, disabili insieme con i guaritori e gli psicoterapeuti, i semplici e gli scienziati uniti insieme da un linguaggio unico, quello che attraverso il Celebrare unisce la Mente al Cuore. Quello di un femminino da riscoprire e rivalutare, che anima indistintamente uomini e donne, allo stesso modo in cui uomini e donne sono entrambi figli di “madre”.
Grazie Geshe La Lobsang Tenkyong
Mettersi in Viaggio significa avere la possibilità di riscoprirsi ad ogni passo, in forme che pensavamo impensabili e che pure restituiscono pienezza alla vita. Oggi come mai, la necessità di ritornare dal Virtuale al Reale diventa un invito a muoversi, a cambiare posizione. Mettersi in viaggio con il cuore e la mente aperti significa avere la possibilità di incontrare persone straordinarie e di guarire, spesso da ciò che nemmeno ci accorgevamo essere malattia. Questo è quello che sicuramente accade sui Sentieri della Quercia Madre.
Impossibile raccontare la moltitudine di atti poetici, la bellezza, le piccole grandi magie offerte da queste occasioni, nessuna testimonianza vale la possibilità di viverle in prima persona, per accorgersi che quello che solitamente chiamiamo “miracoli”, sono in realta piccoli straordinari atti di consapevolezza capaci di cambiare noi stessi e materialmente la realtà che ci circonda.
Un po’ per scherzo un po’ per davvero ci rivolgiamo a Mari, che da anni con Italo sostiene il Progetto: “Un popolo aiuta un altro Popolo”, chiamandola “donna sacra“. Con la saggezza profonda che la contraddistingue ci risponde:
Non chiamatemi così. Non lo sono affatto. Sono una donna.. e forse la via per arrivare a questo già basta.
Il mio cuore gioisce con ogni mia cellula, sulla via dove nella semplicità si partecipa delle fome più sottili e potenti della Sapienza. E’ ora di tornare alle faccende di tutti giorni… portando con noi i doni di Iansà e la rinnovata capacità di accorgersi di essi, favorita dalle tecnologie del sacro imparate dalla scuola di BTE.
Grazie Italo e Mari
Una volta a casa, ricevo un messaggio molto particolare. Un’amica mi manda le immagini di alcuni germogli di quercia, sradicati dal giardino di casa per esser bruciati insieme ad altre sterpaglie. Qualcosa suggerisce però al suo cuore di mostrarmeli… difficile considerare un germoglio di quercia al pari di altre erbacce. Subito decidiamo che quei germogli non sono nati per esser bruciati. Così ne abbiamo cominciato la raccolta e la piantumazione in vasi, in attesa di vederli piantati in nuovi boschetti.
Ho accolto questo evento sincronico come un messaggio proveniente dal Tempo, direttamente da quell’antico bosco bruciato a causa della profonda ignoranza umana, come un messaggio di invito a tornare a prendersi cura della Natura anche con piccoli semplici gesti e con essa del nutrimento e della poesia di cui è portatrice, di cui simbolo per eccellenza forse è proprio la quercia, un albero sacro per i druidi di un tempo e non solo, uomini e donne sacre che ben conoscevano il valore delle Forze della Natura, così come quello della Poesia…
Grazie Querce e grazie Mariella
EPARREI IANSA’
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