La Val di Mello per l’occasione ci ha donato la possibilità di vedere il mondo intorno come sotto sopra, grazie agli innumerevoli specchi d’acqua, in cui tuffarsi per andare oltre un confine solo visivo.
Al rifugio Rasega, Sergio è pronto con l’indovinello della Valle: “Cos’è che passa nel Bosco e non si muove!?”. Mentre bambini e adulti cominciano a dar spazio alle risposte più impensabili, il mio pensiero – che ormai da tempo conosce la risposta – corre ai nonni trapassati, agli antenati che qualcosa hanno lasciato e qualcosa altro hanno dimenticato di tramandarlo, forse per invitarci a diventarne protagonisti migliori, noi stessi i testimoni ulteriori.
Attraversando il sentiero erboso tra i sassi, ci tuffiamo tra infinite gradazioni di colore, esaltate in questo periodo dagli arancioni, i gialli e i rossi, che si accendono come fuochi vivi qua e là tra i sempreverdi.
Abbracciati dall’azzurro di un cielo tiepido, proseguendo sul sentiero attraversiamo piccoli borghi alpini ancora tutti in pietra, baluardi della tradizione, del contatto con la Natura, lasciati come testimonianza da parte di chi ci ha preceduto nel tempo.
Riconosciamo noi stessi… chi davvero siamo, aiutati dal camminare sul sentiero e dalla sagoma umana rimandata con chiarezza dai limpidi specchi d’acqua creati dal torrente, proprio li, dove le vertiginose creste di roccia che solitamente si elevano al cielo, oggi sembrano tuffarsi con noi per scendere altrettanto vertiginosamente nelle profondità della Terra e del nostro cuore, d’improvviso nuovamente aperto alla meraviglia. Come in un ologramma, il confine tra la Vita e la Morte, tra ciò che è in alto e ciò che è in basso, dentro o fuori, sembra assottigliarsi quasi fino a sparire, mentre la voce degli antenati riecheggia nella valle silenziosa, tra i fumi dei camini accesi, per ricordare: “Siamo sempre qui… nella bellezza di tutto quanto ti circonda.”
Il profumo di ginepro si spande nell’aria come l’incenso in un giorno di grande celebrazione, le guglie rocciose diventano le pareti di un Tempio vivo con le sue gigantesche finestre rivolte a squarci di cielo. Luce e ombra per una volta non si combattono, celebrano qui con noi la loro naturale danza.
Un senso di gratitudine piena sale dal profondo.
Mentre le acque del fiume scorrono, alternando limpidi specchi d’acqua a zampillanti scrosci, per un attimo mi chiedo se per rendere onore ai miei defunti, pur con le mie ribellioni, non avessi dovuto essere come tanti altri, in un cimitero, con dei fiori recisi (sempre meglio di quelli di plastica) e una candela.
Il dolce suono del torrente, come quello della Sposa che non si stancherebbe mai di sussurrare il nome del suo Sposo, mi ricorda il mantra di sempre: “Yeoshua Yeoshua Yeoshua..”. Oggi offro il mantra del torrente in memoria dei defunti.
“E tu cosa ne pensi Maestro che abiti il mio cuore? Dici che dovrei essere al cimitero con tutti gli altri? Invece di esser qui nel momento in cui tutto si addormenta sotto il manto dorato di Madre Natura?”. Un improvviso gioco di luci oltre la cascata, mi ha risposto con un accenno di arcobaleno, mentre in me ha echeggiato la parola del Maestro Gesù quando a chi gli ha detto: “lascia che prima vada a seppellire i miei…” ha risposto: “Lascia ai morti seppellire i propri morti…” Allora ho compreso. Oggi i miei cari defunti e antenati, insieme a quanti di loro non ho neanche mai conosciuto, stanno in realtà partecipando con me della vita, ancora, proprio grazie alla bellezza della Natura che mi circonda.
…nelle acque che scorrono mi sembra di scorgere il sorriso di mia nonna, nel vento che muove le fronde del bosco, il suo stesso sussurro: “Figlia mia, quale offerta più gradita a Dio e anche a noi che in te abbiamo lasciato il seme dell’umanità, che celebrar la <Vita>”.
Grata, ho salutato la valle che, piano, in fiducia piena si sta immergendo nell’inverno senza timore alcuno della morte, dicendo a me stessa: “Casa!”
02 novembre 2014
Magda Giannino
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