Questa volta, accompagnate da Oxossi, abbiamo percorso i sentieri di un leggendario Bosco Sacro, fino ad arrivare ai piedi della QUERCIA MADRE. La Matrona del Bosco. La quercia più antica tra le altre di questo luogo magico.
Abbiamo chiesto ad Oxossi: “principio del mondo vegetale” di mostrarci ed insegnarci la lingua del bosco, degli alberi, e attraverso questo di darci la possibilità di riscoprire l’Essenza che ci accomuna agli alberi, ai fiori e ad ogni altro essere vivente, fino alla capacità di affermare con voce di “Cabocla“:
“Io sono Qui! Io sono …questa!”
Abbiamo chiesto la capacità di vivere questo sentire in intima gratitudine verso noi stesse e verso quel Padre e Madre, da cui noi come ogni altro essere vivente del nostro mondo è stato generato.
Un vecchio canto recita: Sono un albero che cammina.
E’ vero siamo come alberi, tanto più le nostre sono “radici nel profondo” tanto più robusto diventa il nostro tronco e con esso la nostra capacità di vivere il presente, mentre la nostra chioma si può così espandere in ogni direzione, mostrando al mondo bellezza, gratitudine, disponibilità al cambiamento, secondo i naturali cicli delle stagioni della vita, grazie ai quali possiamo periodicamente e continuamente sperimentare il miracolo del rinnovamento.
Come sempre, portando con noi un piccolo altare, tenendoci per mano in cerchio ed esprimendo il nostro INTENTO, questa volta siamo arrivate ad abbracciare il tronco della Quercia che accompagna i nostri passi – lungo il sentiero antico quanto il mondo attraverso le Alpi – informando con gli impulsi delle sue radici e il profumo delle sue foglie ogni essere vegetale che incontriamo lungo il percorso, dicendo:
“Abbiate cura di loro, che si sono messe sul sentiero sacro, il sentiero di cura e di guarigione di ciò che è stato infettato nel cuore della donna …e di conseguenza dell’uomo che nasce dal suo stesso ventre.”
Percorrendo la curva sinuosa delle sue radici danzanti, siamo scese in profondità fino a scoprire le meraviglie di un luogo leggendario anche se non a tutti noto: Il Tempio dell’Umanità.
Come ci è stato promesso fin da sempre, il nostro è – SI – un viaggio interiore, dove però tutto trova riscontro anche nel mondo esteriore. Con lo stesso grado di bellezza e intensità con cui siamo in grado di vivere l’esperienza innanzitutto dentro noi stesse, viviamo anche quella fuori di noi, poichè vero è il detto: <<come dentro così fuori>>. Ecco, per chi è pronta, aprirsi la vista su un luogo che può davvero definirsi una delle Meraviglie dell’intera Umanità. La perla… racchiusa nelle profondità di ogni cuore umano. Felice la donna e l’uomo in grado di trovarla.
Nella prima sala del Tempio, la sala della Madre, poi nella sala degli Specchi e infine nella sala dell’Acqua, nelle profondità della terra, come attraverso i ventricoli del nostro stesso cuore, abbiamo intonato il CANTO.
Siamo giunte all’ingresso del Bosco Sacro in un giorno un po’ uggioso, nel pomeriggio il temporale non si è fatto attendere, eppure il senso di accoglienza, anche grazie al Popolo di Damanhur che di questo Bosco è oggi il custode, ha fin da subito riempito i nostri cuori di un senso di gratitudine che via via sarebbe andato crescendo, spazzando via i timori, le ansie che ci portiamo dalla vita di tutti i giorni, l’impatto a tratti mozzafiato con le energie forti della vita che in certi luoghi e in certi momenti sembrano essere un po’ più forti che altrove.
Quante cose si potrebbero raccontare, nel desiderio che anche solo un po’ di quanto vissuto possa cogliere chi si troverà sincronicamente a leggere queste righe o ad osservare alcune delle immagini della nostra esperienza, pur consapevole che cosa ben diversa è Vivere dall’osservare gli altri Vivere. Resta però l’intento di raggiungere il cuore di ogni donna che osservando noi, possa esprimere in se stessa quell’atto di coraggio che dice:
“Si! Mi metto in cammino anch’io!”
Portiamo con noi gli strumenti che la via ci sta donando, ne celebriamo il ricordo per non dimenticare cosa portiamo nel nostro bagaglio di viaggio, mentre il nostro taccuino raccoglie parole magiche. Le tecniche di Biotransenergetica ci aiutano a predisporci ad un passo un po’ più in là oltre il confine o all’attenzione verso la bellezza e un tempo i rischi del confine in cui ci troviamo OGGI. Impariamo a rispettarlo, quello personale e altrui, come si farebbe in un atto poetico.
Il confine attraverso il quale navighiamo oggi è tracciato dalle siepi e dai recinti che delimitano il Bosco Sacro, sorto intorno alla Quercia Madre e a tutti gli altri alberi, che fanno come da antenne verso il cielo di un Tempio che in questo luogo comincia nelle profondità della terra e si estende bel oltre il mondo di ciò che è visibile.
Con gli occhi e il cuore pieni di meraviglia ci addormentiamo, a conclusione di questo giorno, ascoltando una storia. Una storia che nutre la nostra bambina interiore… e molto più.
“La Leggenda del Bosco di EtulTe”
<<…Il vento, ascoltate, sa legger le parole dei rami e delle erbe: legge ad alta voce per quelli che sanno levare in alto le loro antenne umane. (…) ascoltare: camminare pochi passi, danzare parole che fanno luccicare gli occhi, fermarsi; muoversi dove lo spirito tira per la manica del corpo, seguendo il sentiero che si divide. Scegliere, meditare le pietre ritte, avvicinarsi alle spirali, tornare indietro e poi voltarsi ancora.
Questa è una danza al ritmo del bosco dove le foglie sanno cantare.>>
Oberto Airaudi
Il sole inonda la stanza di un giorno nuovo, che si prospetta piena di luce. Oggi riceveremo un dono, un dono importante. Ci prepariamo per questo, affinché, come ci insegna Nonna Aanakasaa, ci si possa presentare in piena integrità dell’essere. E’ proprio così che il nostro avere cura di noi, della nostra bellezza, l’intrecciare i nostri capelli in questo giorno pieno di sole, diventa un atto “magico” che porta nella consapevolezza, nella bellezza, verso la Guarigione. Non solo nostra.
Sii intrecciata con te stessa!!
Nostra nonna era una maestra a intrecciare le ceste. Le usava per portare dell’acqua, bacche e molto altro. L’erba che utilizzava per confezionarle si chiama avena odorata. Nessuno sa quante specie di erba ci sono sulla terra. Ma esiste un’erba molto speciale: l’avena odorata. La si riconosce perché la sua superficie è liscia e lucida, e così riflette con gratitudine la luce del cielo. Perciò diciamo che l’avena odorata parla la lingua del Creatore, e perché, una volta seccata, emana un profumo dolce e molto piacevole. Con l’avena odorata si possono fare molte cose, ma di solito la raccogliamo per intrecciarla. Di questo parla l’insegnamento di nostra nonna.
Nonna diceva. <<Tu e io, noi siamo fragili, fragili come un filo d’erba>>. E mentre diceva questo, sbriciolava un filo d’erba secco tra le sue vecchie dita. <<Siamo fragili così>> diceva. <<Il tuo corpo è fragile così. Non ci vuole molto per distruggerlo. Una piccola caduta ti può rompere il collo. Un piccolo incidente e il tuo corpo è rotto>>. Poi continuava: <<Altrettanto fragile è il tuo spirito. Puoi convincerti che niente possa spezzarti. Ma in realtà il tuo spirito è fragile, fragile come un filo d’erba>>. E’ vero. A volte è sufficiente uno sguardo severo, e crolli. O qualcuno ti dice: <<La vedo in un modo diverso>>. E tutta la tua sicurezza sparisce. Ti difendi, vuoi aver ragione – e tuttavia, dentro di te, sei già crollato.
Perciò nonna diceva: <<Quando trovi te stesso e sei in armonia con te stesso, quando intrecci il tuo corpo, la tua mente e il tuo spirito come l’avena odorata, la tua mente diventa flessibile. Così puoi accettare le opinioni degli altri, puoi rispettare e stimare gli altri. Nello stesso modo, anche il tuo spirito sarà flessibile, e dirai: si, adesso capisco cosa insegnava Maometto; adesso riconosco la bellezza degli insegnamenti di Mosè; sento il senso delle usanze degli Indù, dei Buddhisti, dei Cristiani… Perché il tuo spirito è abbastanza forte per riconoscere l’essenza nel diverso. Quando la tua mente e il tuo spirito sono diventati flessibili, anche il tuo corpo è forte e fluido, flessibile e agile>>. Quello che diceva è vero, l’ho sperimentato molte volte: quando la tua mente e il tuo spirito sono mobili, e quando sono ben intrecciati con il tuo corpo, puoi scalare ogni monte. Ma quando la tua mente è preoccupata e il tuo spirito è depresso, il tuo corpo è troppo stanco per salire.
L’avena odorata ci insegna questo: sii intrecciato con te stesso! Sii in equilibrio con te stesso. Da solo ogni filo d’erba è fragile ma intrecciati sono infrangibili – e flessibili, mobili e agili. In armonia con te stesso sei infrangibile e mobile.
Se non sei in armonia con te stesso, ti ammali. Malattia vuol dire: essere fuori equilibrio. Ma se intrecci bene il tuo corpo, la tua mente e il tuo spirito e li porti in equilibrio, diventi un essere integro e sano. La tua mente diventa così flessibile che puoi riconoscere e accettare le conoscenze e la saggezza degli altri; il tuo corpo diventa agile e mobile, perché sei in armonia con te stesso.
Quando mia nonna ci parlava dell’avena odorata, alla fine prendeva in mano una treccia, la metteva vicino al suo naso e l’annusava da ogni lato. <<Questa è la migliore medicina per calmarti>> diceva. <<Quando il tuo cuore è in subbuglio, ti porterà a terra. Quando i tuoi nervi sono scoperti, ti calmerà. Quando la tua mente non vuole stare ferma, la placherà>>. Questo è l’insegnamento di un erba molto semplice – dell’unica erba che parla la lingua del Creatore riflettendo la luce del sole con gratitudine.Tratto da “Sciogliete il ghiaccio nei vostri cuori” di Angaangaq
E’ tempo di tornare nell’ordinario, per un po’ – fino alla prossima tappa del nostro sentiero che come un fiume ci porterà oltre i monti fino al mare – ora è tempo di tornare nella nostra quotidianità e di portare con noi i doni ricevuti, molti. Ci vorrebbero pagine e pagine per raccontarli tutti. Li mettiamo in borsa, custoditi come si farebbe con 5 preziosi rubini, pronte a portarli nella nostra vita ordinaria e a piantarli come semi di straordinarietà, nelle nostre case, famiglie, nelle vie della nostra città, alle scrivanie di lavoro o ai banchi di scuola a cui torniamo.
<<Nella gratitudine e nella gioia, ecco la consapevolezza dei nuovi confini. In un battito dal centro, la liberazione. La strada scorre dritta… La barchetta attende il levarsi del sole… Un cerchio di pietre, intorno, libera le fiamme che ardono in me.>>
Oké Koké
Magda Giannino – Arteikos
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Buongiorno,
posso chiedervi per cortesia il vostro indirizzo email? Mi verrebbe più comodo scrivervi direttamente lì.
Grazie mille.
Linda